La perdita dei denti, che sia dovuta a carie, malattie parodontali, traumi o condizioni congenite, è un problema diffuso che impatta significativamente sulla qualità della vita di milioni di persone. Sebbene l'odontoiatria moderna offra soluzioni efficaci come impianti e protesi per colmare i vuoti, la prospettiva di rigenerare i denti perduti ha sempre rappresentato un sogno, un traguardo apparentemente irraggiungibile. Ora, una ricerca innovativa proveniente dal Giappone sembra voler trasformare questo sogno in realtà, aprendo la strada a un futuro in cui la ricrescita dei denti potrebbe diventare una valida alternativa alle soluzioni tradizionali.
Un team di ricercatori dell'Università di Kyoto, guidato dal Dr. Katsu Takahashi, ha sviluppato un farmaco anticorpale che promette di stimolare la ricrescita dei denti. La start-up Toregem Biopharma, nata da questa ricerca, sta per iniziare la sperimentazione clinica sull'uomo, dopo aver ottenuto risultati promettenti sugli animali. L'obiettivo è ambizioso: rendere disponibile questa terapia innovativa entro il 2030.
Il farmaco agisce inibendo una proteina chiamata Usag-1, che svolge un ruolo chiave nel sopprimere la crescita dei denti. Disattivando questa proteina, il farmaco permette alle gemme dentali dormienti, presenti anche negli adulti, di risvegliarsi e di innescare la formazione di nuovi denti. Questo processo si basa sulla complessa interazione tra geni ed epigenetica, dove l'inibizione di Usag-1 attiva altri "interruttori" genetici, come BMP e LRP5/6, che promuovono la produzione di dentina e la crescita dei denti.
La sperimentazione clinica si articola in due fasi principali. La prima fase, iniziata a settembre 2024, coinvolge 30 adulti sani di età compresa tra i 30 e i 64 anni, a cui manca almeno un dente posteriore. L'obiettivo primario è valutare la sicurezza del farmaco, somministrato per via endovenosa. Se la sicurezza sarà confermata, si procederà con la seconda fase, che coinvolgerà bambini dai 2 ai 7 anni affetti da agenesia dentale, ovvero la mancanza congenita di uno o più denti. In questa fase, si valuterà l'efficacia del farmaco nel promuovere la ricrescita dei denti mancanti.
L'agenesia dentale è una condizione relativamente comune, che colpisce circa l'1% della popolazione. L'oligodontia, una forma più grave di agenesia, è caratterizzata dall'assenza di sei o più denti e colpisce circa lo 0,1% della popolazione. Queste condizioni possono avere un impatto significativo sulla qualità della vita, causando difficoltà nella masticazione, nella fonazione e nell'estetica del sorriso. La terapia sviluppata da Toregem Biopharma potrebbe rappresentare una svolta per le persone affette da queste condizioni, offrendo una soluzione potenzialmente definitiva al problema della mancanza di denti.
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L'ambizione dei ricercatori non si limita a trattare le condizioni congenite. L'obiettivo a lungo termine è quello di estendere l'applicazione di questa terapia anche a coloro che hanno perso i denti a causa di carie, malattie parodontali o traumi. Sebbene questa prospettiva richieda ulteriori studi e ricerche, l'inibizione della proteina Usag-1 potrebbe aprire nuove strade per la rigenerazione dei denti anche in questi casi.
La notizia della ricerca giapponese ha suscitato grande interesse e attenzione mediatica, ma anche reazioni contrastanti all'interno della comunità scientifica. Alcuni esperti esprimono entusiasmo per il potenziale rivoluzionario di questa terapia, mentre altri mantengono un atteggiamento più cauto, sottolineando la necessità di ulteriori studi per confermare la sicurezza e l'efficacia del farmaco negli esseri umani.
Il professor Chengfei Zhang, esperto di endodonzia all'Università di Hong Kong, ha espresso dubbi sull'affermazione che gli esseri umani possiedano gemme dentali latenti in grado di produrre una terza serie di denti, definendola "curiosa e controversa". Tuttavia, ha ammesso che il metodo di Takahashi sembra avere un suo potenziale.
Nonostante i risultati promettenti ottenuti sugli animali, la strada verso la commercializzazione di questo farmaco è ancora lunga e irta di sfide. Innanzitutto, è fondamentale confermare la sicurezza del farmaco negli esseri umani, escludendo la possibilità di effetti collaterali indesiderati. In secondo luogo, è necessario dimostrare l'efficacia del farmaco nel promuovere la ricrescita dei denti in modo prevedibile e controllato. Infine, è importante valutare i costi del trattamento e la sua accessibilità per i pazienti.
Se queste sfide saranno superate, la terapia sviluppata da Toregem Biopharma potrebbe davvero rivoluzionare il campo dell'odontoiatria, offrendo una soluzione innovativa e potenzialmente definitiva al problema della perdita dei denti. In un futuro non troppo lontano, la ricrescita dei denti potrebbe diventare una realtà, affiancandosi a protesi e impianti come una terza opzione terapeutica per ripristinare la funzionalità e l'estetica del sorriso.
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La vicenda della ricerca giapponese solleva anche importanti questioni relative al mondo delle pubblicazioni scientifiche e alla divulgazione delle stesse. L'ossessiva spinta alla pubblicazione, spesso a discapito della qualità, e l'avvento delle pubblicazioni "open access", finanziate dagli autori stessi, possono generare meccanismi perversi, in cui la quantità prevale sulla qualità. È fondamentale che la comunità scientifica e i media mantengano un atteggiamento critico e rigoroso nella valutazione e nella divulgazione delle nuove scoperte, evitando di creare false speranze e di distorcere la realtà dei fatti.
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